Harold The Barrel
commento inviato 7 anni fa
Correva l’anno 1972. Mese di Aprile. Un ragazzino di 2a liceo di Napoli aveva fatto dei lavoretti in casa di amici per guadagnarsi dalle loro mamme dei soldini che gli servivano per comprare il biglietto di un concerto rock, il primo della sua vita. Il primo di una lunga serie. Non era un concerto dei Jethro Tull o dei Led Zeppelin o dei Pink Floyd o dei Deep Purple di qualcuno degli altri gruppi inglesi o americani che riempivano i suoi lunghi pomeriggi musicali a casa con i suoi amici. Era un gruppo inglese di cui nessuno aveva mai sentito parlare.
Il giorno prima del concerto era andato nel miglior negozio di dischi della città, che all’epoca faceva ascoltare gratuitamente e senza impegno i dischi in cuffia prima di venderli, e aveva chiesto se avevano album di quel gruppo, i “Genesis”. Il commesso (che in seguito sarebbe diventato un apprezzato critico musicale) rispose: «Ne sono arrivati due proprio ieri, ma io non ho avuto modo di ascoltarli. Anzi, se li vuoi ascoltare, poi dimmi come sono». Uno era già stato pubblicato da poco più di un anno, l’altro aveva pochi mesi, ma entrambi erano appena arrivati in Italia. Erano “Trespass” e “Nursery Crime”. Li ascoltò l’uno dopo l’altro, rispettando l’ordine di pubblicazione. Erano complessi, una musica mai sentita prima. C’era l’organo Hammond, ma non assomigliava a quello di Jon Lord. C’era il flauto ma non aveva nulla del flauto jazz-blues di Ian Anderson. C’era la chitarra elettrica, una bella Gibson Les Paul Custom e anche ben saturata da un Marshall, ma non c’entrava nulla né con quella di Jimi Hendrix, né con quella di Jimmy Page. Anzi non sembrava nemmeno una chitarra elettrica, in certi momenti sembrava un violino. E anche tutti gli altri strumenti, più che musica rock sembrava suonassero musica classica. Ma a lui la musica classica piaceva, per cui quei due dischi gli piacquero. Molto. Non li comprò perché i soldi li aveva già spesi per il biglietto del concerto. Ma disse al commesso, futuro critico musicale, che erano strani, ma molto belli, di ascoltarli attentamente.
Il 19 aprile andò al concerto armato di un registratore Philips K7, il primo registratore portatile a cassetta, all’epoca non era vietato. Il concerto si teneva nel Teatro Mediterraneo, un bell’auditorium da quasi 1000 posti, luogo ideale per quella musica. I Genesis spararono quasi per intero i due album Trespass e Nursery Crime, più un paio di riempitivi da “The piper at the gates of down” loro primo disco ancora oggi semi sconosciuto. Peter Gabriel presentò tutti i brani spiegando bene il testo e aggiungendo diverse note circostanzianti. La cosa straordinaria è che li presentò tutti in Italiano! Ad un certo punto si lamentò di problemi tecnici dicendo testualmente: «abbiamo problemi con l’elettricità: alto - basso, alto - basso, merda!». In un altro momento chiese, sempre in italiano, se qualcuno in sala avesse un flauto da prestargli perché il suo si era rotto.
La sala ascoltò impietrita quel concerto; l’attacco maestoso di mellotron de “La fontana di Salmaci”, nome italiano con cui Gabriel stesso la presentò, lasciò tutti sgomenti: da dove veniva quel suono di orchestra? Ben pochi avevano visto un mellotron prima di allora. Il ritmo energico de “Il ritorno della malerba gigante”, sempre da presentazione in italiano di Gabriel, e di “The knife” (questa in inglese, chissà perché), col suo finale “bellico” illuminato da luci stroboscopiche che loro forse pasticciarono un po’ facendolo somigliare ancora di più alla battaglia di El Alamein, inchiodarono tutti alle poltrone.
Ma l’emozione di ascoltare “Il carillon o the musical box” (questo il titolo con cui Peter Gabriel la presentò) dopo una lunghissima spiegazione – sempre in italiano – del testo, fu enorme. Quella dolce elegia bucolica di cori di chitarre acustiche e 12 corde che poi sfocia in una potenza di suono degna di un’orchestra Wagneriana aveva stregato tutti.
Quel ragazzino ascoltò e riascoltò la sua registrazione del concerto migliaia di volte. Poi si comprò i dischi. Tutti quanti fino a “The lamb lies down on broadway”. Poi, quando uscirono, i CD (sempre fino a “The lamb”). Oggi li ha nello smartphone, e quando ascolta per la miliardesima volta “Il carillon o the musical box”, vive ancora quella stessa emozione provata al Teatro Mediterraneo nell’aprile del ’72. Anzi, se possibile, forse ancora più forte.
Dopo quel tour del 1972 in Belgio e in Italia, i Genesis tornarono in patria con la decisione a non sciogliersi e andare avanti. In effetti fino a quel momento non avevano avuto alcun successo in patria e quel tour era l’ultimo tentativo prima di decidere che la loro formula non interessava nessuno e dare forfait. In effetti gli anglosassoni fino ad allora erano ancora troppo legati al blues e al country-rock americano per interessarsi ad un gruppo così “sinfonico” e così “europeo”, ci sono voluti i belgi e gli italiani per evitare che la storia dei Genesis terminasse al terzo album. E quel ragazzo si sente ancor oggi felice ed onorato di aver fatto quei lavoretti per comprarsi il biglietto di quel concerto.
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Alessandro67
commento inviato 7 anni fa
Che peccato! beh allora non potevi certo sapere che stavi andando a vedere uno dei gruppi che hanno fatto la storia della musica, però peccato. Saluti.
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Old Shit Cole
commento inviato 8 anni fa
Io penso che Gabriel,per questo brano,che e'stato tradotto con il giusto significato,(bravi!),abbia preso come spunto di partenza una filastrocca popolare inglese,una "nursery rhime"(da qui il gioco di parole con il titolo dell'album in cui e'contenuta,ossia "nursery crime"),cioe'una di quelle filastrocche ad aggiunta di strofe-un po'sul modello della fiera dell'est di Branduardi-che si cantavano ai bambini per farli addormentare..tale nenia popolare per bambini,,la nursery rhime,infatti,che esiste nel folklore britannico gia' almeno a partire dal settecento,,e'piuttosto famosa e si intitola proprio "old king cole"(anzi,probabilmente non ce n'e'una sola versione,ma la versione "base"ha subito varie riletture a seconda della zona in cui e'stata creata) ,per cui io non tradurrei ma lascerei cosi'..cioe'suonami "old king cole",che risulta essere il titolo alla filastrocca!.Questo personaggio( king cole) sarebbe ispirato ad un antico re gallese,della cui precisa identita',pero', non v'e' autentica certezza,dato che nelle leggende e nella storia dei re di britannia risultano diversi antichi re gallesi-a partire dal 3-4 secolo d.c.- chiamati "king coel"(a proposito,la nursery rhime in questione e'talmente conosciuta in uk che SEMBRA,SI DICE, che a furia di sentirla,durante viaggi e tour in uk ma anche in patria,negli usa,dove sorgevano comunita' britanniche, il cantante americano nathaniel coles l'abbia inglobata nel suo pseudonimo,diventando nat king cole! ).Quello che e'sicuro e' che molte strofe sono successive alla vita dei re citati,e si sono aggiunte col tempo.Ad ogni modo,the "musical box "riporta direttamente alla cultura popolare britannica,e trasforma la nenia per bambini da cui dovrebbe partire(ecco il gioco di parole tra nursery rhime e cryme)in una di quelle storielle di fantasmi create per spaventare ,cosa che si evince anche dalle note del disco originale(vinile..cd non so!),dove era addirittura incluso uno scritto,nemmeno troppo breve,che spiegava come i versi del pezzo in questione fossero ambientati in un piccolo racconto "pauroso" che andrebbe forse ricollegato,come stile, alle storie horror gotiche di Charles dickens..e nelle note c'era scritto proprio-riassumendo grandemente-che una bambina(quella che gioca foto copertina),giocando, stacco'la testa ad un suo amichetto,ma dopo due settimane,nella stanza del decapitato,trovo'un carillon(musical box);quando lo apri',risuono'"old king cole",ed apparve un bambino fantasma...la musical box aveva infatti il potere di far tornare il ragazzo,ma se fosse andata distrutta(cosa che fece la governante attrata dal rumore)sarebbero svaniti entrambi...quindi praticamente cantando il brano,Gabriel sembra rivestire "i panni" del ragazzo ucciso,ed implora l'amica di farlo rivivere e di ridargli la parte staccata proprio per mezzo della melodia di "old king cole"che il carillon poteva innescare..e poi il fantasma si rivela,ed implora l'amica di toccarlo,di fare presto,almeno una volta,prima che tutto svanisca!Ragazzi,i testi dei genesis sono complicati-anche Gabriel lo era-io la sapevo cosi',piu'o meno(a grandi linee),la spiegazione,se non altro indicativa,e la storia di sto brano..spero che sia soddisfacente e almeno un po'comprensibile.io la sapevo cosi',ma puo'anche darsi che molte cose risultino inesatte:nel caso mi scuso!!.Grazie.Perdonate la lungaggine e buon tutto a tutti.!.(ps.mi e'venuto in mente che ho piu'volte visto Gabriel INTERPRETARE il brano indossando una maschera da morto,o meglio,da "non -morto".:afferrato,sommariamente,l'argomento del brano,.il perche'diventa facilmente intuibile!).grazie.bye.
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Franky King
commento inviato 6 anni fa
Sono 20 anni e tu mi hai dato un assist oggi per capire razionalmente quello che intuivo già grazie !
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Franke King
commento inviato 6 anni fa
E’ora Chiaro che la testa staccata accidentalmente sono fatti oscuri di infanzia
A me accaduti che ti portano a conoscere il sex anche non in maniera perversa ma che te ne fanno scoprire il potere la forza( ti staccano la testa)ed è ovvvio che questa cosa rimane tanto nella vita forse per alcuni di più di sicuro per tutti molto collegata ai sentimenti come lo è la musica di un carrilion a dei sentimenti anche dolci ...
Ma ritorna e riitorna come la carica del carillon ... evocata da te stesso ma anche da lei... la musica... del carillon si fa in due... il resto lo hai spiegato tu
↩
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Frankie King
commento inviato 6 anni fa
L ultimo commento : la cosa straordinaria invece è che in questo caso i sentimenti sono brucianti come i pezzi più rock
Ovvio che che qualcuno sembra volerci far “dormire “ rispetto All importanza ma anche il rischio che il lato sentimental sessuale rappresentano nella ns vita
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Piero
commento inviato 10 anni fa
C'è un errore nel testo (e di conseguenza anche nella traduzione)... al posto di "And I touch The wall" il testo corretto è "And I touch Her warmth" ovvero "Ed io tocco Il suo calore"... il muro non c'entra niente
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Claudio
commento inviato 10 anni fa
Mi sembra incredibile che non si trovi ai primi posti della classifica.
Storia ai confini con l'horror.
La musica ti trasporta in un ambiente surreale. A mio parere la migliore canzone dei Genesis
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Maurizio+
commento inviato 9 anni fa
Un fantastico teso per una fantastica canzone, la ascolto da oltre 40 anni e non mi stanco mai e alla fine mi trovo sempre a cantare: now...now...now...
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Beppone57
commento inviato 10 anni fa
BOWL non è 'arco' (si scrive BOW), ma penso sia la 'boccia da cricket'. Mentre SOUL in questo caso starebbe ad indicare 'persona'. Pertanto A MERRY OLD SOUL starebbe per 'un felice vecchietto', oppure per 'un vecchio dall'umore gaio'.
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Gianni
commento inviato 10 anni fa
tragedia condensata bella e drammatica ,carica di simbol
drammatica, bella coi suoi vari spunti
ai suoi tempi gia avanti.un'opera d'arte.quando la ascoltano i nost
bella drammatica emotiva struggente supportata da una struttura musicale complessa e ai suoi tempi innovativa
↩
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Lugori
commento inviato 10 anni fa
Old King Cole was a merry old soul
And a merry old soul was he;
He called for his pipe, and he called for his bowl
And he called for his fiddlers three.
Every fiddler he had a fiddle,
And a very fine fiddle had he;
Oh there's none so rare, as can compare
With King Cole and his fiddlers three. Questa è la filastrocca suonata dal carillon. Tratta da una fiaba britannica.
↩
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Il giorno prima del concerto era andato nel miglior negozio di dischi della città, che all’epoca faceva ascoltare gratuitamente e senza impegno i dischi in cuffia prima di venderli, e aveva chiesto se avevano album di quel gruppo, i “Genesis”. Il commesso (che in seguito sarebbe diventato un apprezzato critico musicale) rispose: «Ne sono arrivati due proprio ieri, ma io non ho avuto modo di ascoltarli. Anzi, se li vuoi ascoltare, poi dimmi come sono». Uno era già stato pubblicato da poco più di un anno, l’altro aveva pochi mesi, ma entrambi erano appena arrivati in Italia. Erano “Trespass” e “Nursery Crime”. Li ascoltò l’uno dopo l’altro, rispettando l’ordine di pubblicazione. Erano complessi, una musica mai sentita prima. C’era l’organo Hammond, ma non assomigliava a quello di Jon Lord. C’era il flauto ma non aveva nulla del flauto jazz-blues di Ian Anderson. C’era la chitarra elettrica, una bella Gibson Les Paul Custom e anche ben saturata da un Marshall, ma non c’entrava nulla né con quella di Jimi Hendrix, né con quella di Jimmy Page. Anzi non sembrava nemmeno una chitarra elettrica, in certi momenti sembrava un violino. E anche tutti gli altri strumenti, più che musica rock sembrava suonassero musica classica. Ma a lui la musica classica piaceva, per cui quei due dischi gli piacquero. Molto. Non li comprò perché i soldi li aveva già spesi per il biglietto del concerto. Ma disse al commesso, futuro critico musicale, che erano strani, ma molto belli, di ascoltarli attentamente.
Il 19 aprile andò al concerto armato di un registratore Philips K7, il primo registratore portatile a cassetta, all’epoca non era vietato. Il concerto si teneva nel Teatro Mediterraneo, un bell’auditorium da quasi 1000 posti, luogo ideale per quella musica. I Genesis spararono quasi per intero i due album Trespass e Nursery Crime, più un paio di riempitivi da “The piper at the gates of down” loro primo disco ancora oggi semi sconosciuto. Peter Gabriel presentò tutti i brani spiegando bene il testo e aggiungendo diverse note circostanzianti. La cosa straordinaria è che li presentò tutti in Italiano! Ad un certo punto si lamentò di problemi tecnici dicendo testualmente: «abbiamo problemi con l’elettricità: alto - basso, alto - basso, merda!». In un altro momento chiese, sempre in italiano, se qualcuno in sala avesse un flauto da prestargli perché il suo si era rotto.
La sala ascoltò impietrita quel concerto; l’attacco maestoso di mellotron de “La fontana di Salmaci”, nome italiano con cui Gabriel stesso la presentò, lasciò tutti sgomenti: da dove veniva quel suono di orchestra? Ben pochi avevano visto un mellotron prima di allora. Il ritmo energico de “Il ritorno della malerba gigante”, sempre da presentazione in italiano di Gabriel, e di “The knife” (questa in inglese, chissà perché), col suo finale “bellico” illuminato da luci stroboscopiche che loro forse pasticciarono un po’ facendolo somigliare ancora di più alla battaglia di El Alamein, inchiodarono tutti alle poltrone.
Ma l’emozione di ascoltare “Il carillon o the musical box” (questo il titolo con cui Peter Gabriel la presentò) dopo una lunghissima spiegazione – sempre in italiano – del testo, fu enorme. Quella dolce elegia bucolica di cori di chitarre acustiche e 12 corde che poi sfocia in una potenza di suono degna di un’orchestra Wagneriana aveva stregato tutti.
Quel ragazzino ascoltò e riascoltò la sua registrazione del concerto migliaia di volte. Poi si comprò i dischi. Tutti quanti fino a “The lamb lies down on broadway”. Poi, quando uscirono, i CD (sempre fino a “The lamb”). Oggi li ha nello smartphone, e quando ascolta per la miliardesima volta “Il carillon o the musical box”, vive ancora quella stessa emozione provata al Teatro Mediterraneo nell’aprile del ’72. Anzi, se possibile, forse ancora più forte.
Dopo quel tour del 1972 in Belgio e in Italia, i Genesis tornarono in patria con la decisione a non sciogliersi e andare avanti. In effetti fino a quel momento non avevano avuto alcun successo in patria e quel tour era l’ultimo tentativo prima di decidere che la loro formula non interessava nessuno e dare forfait. In effetti gli anglosassoni fino ad allora erano ancora troppo legati al blues e al country-rock americano per interessarsi ad un gruppo così “sinfonico” e così “europeo”, ci sono voluti i belgi e gli italiani per evitare che la storia dei Genesis terminasse al terzo album. E quel ragazzo si sente ancor oggi felice ed onorato di aver fatto quei lavoretti per comprarsi il biglietto di quel concerto. ↩ Rispondi
A me accaduti che ti portano a conoscere il sex anche non in maniera perversa ma che te ne fanno scoprire il potere la forza( ti staccano la testa)ed è ovvvio che questa cosa rimane tanto nella vita forse per alcuni di più di sicuro per tutti molto collegata ai sentimenti come lo è la musica di un carrilion a dei sentimenti anche dolci ...
Ma ritorna e riitorna come la carica del carillon ... evocata da te stesso ma anche da lei... la musica... del carillon si fa in due... il resto lo hai spiegato tu ↩ Rispondi
Ovvio che che qualcuno sembra volerci far “dormire “ rispetto All importanza ma anche il rischio che il lato sentimental sessuale rappresentano nella ns vita ↩ Rispondi
Storia ai confini con l'horror.
La musica ti trasporta in un ambiente surreale. A mio parere la migliore canzone dei Genesis ↩ Rispondi
Ciao...Alef ↩ Rispondi
drammatica, bella coi suoi vari spunti
ai suoi tempi gia avanti.un'opera d'arte.quando la ascoltano i nost
bella drammatica emotiva struggente supportata da una struttura musicale complessa e ai suoi tempi innovativa ↩ Rispondi
And a merry old soul was he;
He called for his pipe, and he called for his bowl
And he called for his fiddlers three.
Every fiddler he had a fiddle,
And a very fine fiddle had he;
Oh there's none so rare, as can compare
With King Cole and his fiddlers three. Questa è la filastrocca suonata dal carillon. Tratta da una fiaba britannica. ↩ Rispondi