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Vent'anni senza Faber ↩ Rispondi
però il ligure non è il mio forte hehehe ↩ Rispondi
un onore! ↩ Rispondi
L'uso del dialetto genovese ne esalta il sapore. ↩ Rispondi
grazie per la traduzione !! ↩ Rispondi
Mandilla' non e ' un tagliaborse ma un povero ingenuo facile a essere preso per i fondelli. ↩ Rispondi
Osservando il testo facciamo caso all'uso delle persone verbali: inizia con una 2^ pers. quasi fosse un dialogo, continua con una 1^ per. in quanto si immedesima e termina con una 3^ pers. in quanto si distacca.
Interpretazione del testo:
Eravate marinai ma di voi ne è restata soltanto l'ombra perché andando e venendo da questa abitazione senza tetto né finestre " a lunna a se mostra nua" l'ignoranza " a neutte" li ha portato a litigare. A cà di combi và interpretata come basta una fontana (cosa ambita) per attirare gli estranei.Poi si immedesima usandola 1^ pers.: smettiamo di fare i marinai per dedicarci alla ristorazione però ,con l'abbondanza e soffrendo ci areneremo. Poi si distacca usando la 3^ pers.: a questi tagliaborse che venivano da dove c'erano le filande a venere i fazzoletti e spesso rubare cosa daranno? cose buone: lazagne da fidea = pasta fresca e cose contraffatte : levre de coppi = gatto.
D'altra parte i Genovesi non erano di meglio: considerando che la via più breve per raggiungere la Liguria era vicino al passo del Turchino, la strada della Canellona, poco distante c'era una locanda denominata " Cà de anime". Trarre le conclusioni è semplice:molti commercinti di rientro a Lugano con l'incasso delle lore vendite e dei loro furti durante la notte misteriosamente sparivano. ↩ Rispondi
Inoltre "paciûgu in agrouduce" si traduce con "pasticcio..." e non posticcio.
E, come già specificato in precedenza da Albe, "levre de cuppi" sta a significare "gatto" (lepre delle tegole). ↩ Rispondi
esterofilia. ↩ Rispondi
La traduzione in italiano la fa ulteriormente apprezzare specie nella ricerca delle espressioni del dialetto genovese che richiama espressioni similari di altri dialetti.
Lévre de cuppi ha come equivalente nel dialetto bosino milanese "légura de técc" e si riferisce ai tempi, prima del 1950,quando i poveracci mangiavano anche i gatti (lepri di tetto) in salmì, non avendo soldi per acquistarsi altri tipi di carne più pregiata.
Anche i veneti dicono: "Vicentini maia (magna) gati" per richiamare lo stesso fatto che ancora oggi viene eseguito in alcune parti del mondo unitamente ai cani se teneri e cuccioli.
Anche l'epressione "dunde ne vegnì duve l'é ch'ané" ha la corrispondente in dialetto bosino milanese "da duè ca vegnì in duè ch'andè" abbastanza similare nei suoni e nelle parole. ↩ Rispondi
MERAVIGLIA PURA! ↩ Rispondi
vivo a genova me lo hanno spiegato genovesi puri ↩ Rispondi
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