Alessandro67
commento inviato 8 anni fa
Ecco il testo di questa canzone anzi poesia di Francesco Guccini, che quando scrisse questa canzone era un cinquantenne in splendida forma.
La vedi nel cielo quell' alta pressione, la senti una strana stagione?
Ma a notte la nebbia ti dice d' un fiato che il dio dell' inverno è arrivato.
Lo senti un aereo che porta lontano? Lo senti quel suono di un piano,
di un Mozart stonato che prova e riprova, ma il senso del vero non trova?
Lo senti il perchè di cortili bagnati, di auto a morire nei prati,
la pallida linea di vecchie ferite, di lettere ormai non spedite?
Lo vedi il rumore di favole spente? Lo sai che non siamo più niente?
Non siamo un aereo né un piano stonato, stagione, cortile od un prato...
Conosci l' odore di strade deserte che portano a vecchie scoperte,
e a nafta, telai, ciminiere corrose, a periferie misteriose,
e a rotaie implacabili per nessun dove, a letti, a brandine, ad alcove?
Lo sai che colore han le nuvole basse e i sedili di un' ex terza classe?
L' angoscia che dà una pianura infinita? Hai voglia di me e della vita,
di un giorno qualunque, di una sponda brulla? Lo sai che non siamo più nulla?
Non siamo una strada né malinconia, un treno o una periferia,
non siamo scoperta né sponda sfiorita, non siamo né un giorno né vita...
Non siamo la polvere di un angolo tetro, né un sasso tirato in un vetro,
lo schiocco del sole in un campo di grano, non siamo, non siamo, non siamo...
Si fa a strisce il cielo e quell' alta pressione è un film di seconda visione,
è l' urlo di sempre che dice pian piano:
"Non siamo, non siamo, non siamo..."
↩
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Lello
commento inviato 8 anni fa
È l'evoluzione semantica di "vedi cara".
Per capire a fondo il significato (alquanto amaro) di questo testo bisogna immaginare un partner intento a condividere (empatizzare) con la/il compagna /o le emozioni scaturite da certe immagini, suoni, colori... - e come in un gioco a domino, si inseriscono continue tessere sperando esse siano comprese e condivide.
Ma proprio come nel domino, il partner oggetto delle attenzioni e delle empatia fa crollare ogni tessera.
E colui/colei che sperava tanto di poter condividere tante emozioni, si arrende di fronte alla miopia e alla sordità altrui, e altro non può che descrivere la caduta delle tessere.
↩
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Alessandro67
commento inviato 8 anni fa
@Lello bene finalmente qualcuno che commenta questa canzone. Non avevo mai considerato il testo di questa canzone dal tuo punto di vista molto interessante. Mi sa che hai ragione, Ciao
↩
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Alessandro67
commento inviato 8 anni fa
No possibile che questa canzone di Guccini tra le sua migliori e più famose non abbia nemmeno un commento? Io per primo chiedo scusa ... una poesia in musica se non la conoscete ascoltatela e commentatela!
↩
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La vedi nel cielo quell' alta pressione, la senti una strana stagione?
Ma a notte la nebbia ti dice d' un fiato che il dio dell' inverno è arrivato.
Lo senti un aereo che porta lontano? Lo senti quel suono di un piano,
di un Mozart stonato che prova e riprova, ma il senso del vero non trova?
Lo senti il perchè di cortili bagnati, di auto a morire nei prati,
la pallida linea di vecchie ferite, di lettere ormai non spedite?
Lo vedi il rumore di favole spente? Lo sai che non siamo più niente?
Non siamo un aereo né un piano stonato, stagione, cortile od un prato...
Conosci l' odore di strade deserte che portano a vecchie scoperte,
e a nafta, telai, ciminiere corrose, a periferie misteriose,
e a rotaie implacabili per nessun dove, a letti, a brandine, ad alcove?
Lo sai che colore han le nuvole basse e i sedili di un' ex terza classe?
L' angoscia che dà una pianura infinita? Hai voglia di me e della vita,
di un giorno qualunque, di una sponda brulla? Lo sai che non siamo più nulla?
Non siamo una strada né malinconia, un treno o una periferia,
non siamo scoperta né sponda sfiorita, non siamo né un giorno né vita...
Non siamo la polvere di un angolo tetro, né un sasso tirato in un vetro,
lo schiocco del sole in un campo di grano, non siamo, non siamo, non siamo...
Si fa a strisce il cielo e quell' alta pressione è un film di seconda visione,
è l' urlo di sempre che dice pian piano:
"Non siamo, non siamo, non siamo..." ↩ Rispondi
Per capire a fondo il significato (alquanto amaro) di questo testo bisogna immaginare un partner intento a condividere (empatizzare) con la/il compagna /o le emozioni scaturite da certe immagini, suoni, colori... - e come in un gioco a domino, si inseriscono continue tessere sperando esse siano comprese e condivide.
Ma proprio come nel domino, il partner oggetto delle attenzioni e delle empatia fa crollare ogni tessera.
E colui/colei che sperava tanto di poter condividere tante emozioni, si arrende di fronte alla miopia e alla sordità altrui, e altro non può che descrivere la caduta delle tessere. ↩ Rispondi