Gian Luc Laze
commento inviato 9 anni fa
la pagina è bella, bello il contenuto del testo. riferisce Gaber se uno riesce a scrivere su un treno puo scriver di tutto . . . certo : leggete l'ultima strofa del "vecchio e del bambino"
↩
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Roberto
commento inviato 9 anni fa
Anch’io penso che questa canzone sia la peggiore di Guccini e navigando su internet ho trovato questa divertente parodia intitolata Il vento soffia ancora.
Oggi è una di quelle giornate storte che ti prende una rabbia e ti vien voglia di alzare i pugni al cielo e gridare a squarciagola.
So già cosa ci vuole, un vinile di Guccini, una bottiglia di buon rosso, accendo il giradischi e metto la cuffia, così posso alzare il volume senza che la moglie rompa le balle.
La locomotiva inizia con “Non so che viso avesse …..” mi ha sempre dato la carica, evoca ricordi ed emozioni di un tempo , quando giovani e belli il cuore trepidava al suono di parole come “gli uomini son tutti uguali”.
Guccini continua “Pensava al magro giorno della sua gente attorno, pensava a un treno pieno di signori”
Allora si che le lotte di classe erano cruente, il treno dei signori doveva essere distrutto con tutti, era una lotta per la sopravvivenza dove i sacrifici erano inevitabili per costruire un mondo migliore senza ingiustizie.
“E un giorno come gli altri ma forse con più rabbia in corpo pensò che aveva il modo di riparare qualche torto”
Ma quanto sarebbe bello salire sul mostro e lanciarlo a bomba per riparare qualche torto, a cominciare dal mio vicino di casa che indossa una felpa di quel razzista di Salvini, e quando lo incontro mi piglia per il culo chiedendomi se il vento ha smesso di soffiare.
Certo che una volta il nemico era concreto, oggi invece contro chi ti puoi lanciare? chi è che sfrutta il popolo proletario? Il governo, le banche o la globalizzazione? Con tutto sto casino è normale che un povero Cristo non ci capisca più una mazza! Una volta le cose erano più semplici, c’erano solo proletari e padroni.
La rabbia è sempre tanta, ma “per la mia rabbia ci vogliono giganti” e una locomotiva contro un treno è troppo poco, e poi i ricchi non viaggiano più in treno, bisognerebbe trovare qualcosa di più rivoluzionario.
Ma cosa c’è rimasto di rivoluzionario? Sono finiti i guerriglieri e anche i grandi uomini politici ….. quelli che abbiamo oggi come estremo gesto rivoluzionario potrebbero arrivare al massimo a fare una puzzetta sull’ascensore.
Sono finiti i bei tempi delle rivolte permanenti, delle piazze gremite, dei cuori palpitanti e delle bandiere sventolanti, quando tu eri fiero di girare con in tasca l’Unità, adesso ci hanno cambiato anche quella.
Però le idee non muoiono mai e noi non ci rassegniamo tanto facilmente, e agli imbecilli che dicono che siamo in via di estinzione noi gli urliamo che il vento soffia ancora !!!
Ma ecco che Guccini ripete per tre volte “trionfi la giustizia proletaria …”
Mi alzo dal divano, lo sguardo fiero con il pugno teso in aria, un brivido mi corre lungo la schiena e mentre sto per gridare a squarciagola “trionfi …” si strappano le cuffie, inciampo nel tappeto e cado giù per terra.
Che dolore!!! Il grido rimane in gola, non riesco a respirare e rimango giù con il braccio teso, schiacciato per terra come una salamella alla festa dell’Unità.
Dopo un po’ riesco a rialzarmi, ho spaccato anche gli occhiali, il braccio fa un male bestia e fa uno scricchiolio sinistro (meno male che qualcosa di sinistro è rimasto ancora).
Speriamo che mia moglie non abbia sentito, se no inizia darmi del pirla, sarà al telefono con Pinuccia, quella scema di una fascista che adorava Silvio e adesso stravede per Renzi.
Quando mi siedo dolorante sul divano Francesco sta cantando “Lo raccolsero che ancora respirava”.
Il nostro eroe viene dirottato su una linea morta e si schianta, la storia racconta che non morì ma rimase sfigurato in viso, ma a noi ci piace tanto ricordarlo giovane e bello. Intanto il treno pieno di signori continua a viaggiare indisturbato con i velluti e gli ori.
Un altro sorso per alleviare il dolore.
Ma forse la Locomotiva ha un finale troppo tragico e non va bene per sfogare questa rabbia immensa.
Forse è meglio l’Avvelenata con “a culo tutto il resto e voglia di bestemmiare”.
Cerco nei vinili ma senza occhiali non vedo una mazza, non lo trovo, ma forse l’avevo prestata al Gigi, quell’ ignorante che ci ha traditi per andare con Grillo.
Ma non ho più voglia di arrabbiarmi, un ultimo sorso di rosso e prendo il primo disco che capita.
La musica inizia “Anche questa sera la luna è sorta ….. si alza un po’ di vento o è l’età mia malata, mi copro col mantello il capo, e più non sento ….. e mi addormento … mi addormento … mi addormento”…
↩
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Alessandro67
commento inviato 9 anni fa
premesso che questo non è un sito di politca, sbagli. Il comunismo è fallito proprio perché divideva il mondo in classi da una parte gli operai e contadini dall'altra "i padroni" Certo è vero che nascere in una famiglia povera o in una ricca non è la stessa cosa e che l'ambiente sociale influenza il carattere di una persona ma noi siamo persone che abbiamo un'anima e questa non ha ceto sociale. Siamo buoni o cattivi, stupidi o intelligenti indipendentemente dal fatto di essere poveri o ricchi. La locomotiva come denuncia sociale vale poco o nulla perché è datata mentre "bandiera bianca" di Battiato vale un milione di volte di più anzi è stata profetica tanto per dirne una ha anticipato il divario creato tra cittadini e politica "per fortuna il mio razzismo non mi fa guardare quei programmi demenziali con tribune elettorali" ciao.
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Dino
commento inviato 9 anni fa
Tra l' altro la canzone si ispira ad un fatto realmente avvenuto: https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Rigosi
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Dino
commento inviato 9 anni fa
L' unica canzone di Guccini che proprio non mi piace. Musicalmente è molto bella, ma il testo... Vuol far passare per eroe quello che alla fine non è che un terrorista. So che scatenerò un vespaio, ma non so che farci, io la vedo così.
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Oggi è una di quelle giornate storte che ti prende una rabbia e ti vien voglia di alzare i pugni al cielo e gridare a squarciagola.
So già cosa ci vuole, un vinile di Guccini, una bottiglia di buon rosso, accendo il giradischi e metto la cuffia, così posso alzare il volume senza che la moglie rompa le balle.
La locomotiva inizia con “Non so che viso avesse …..” mi ha sempre dato la carica, evoca ricordi ed emozioni di un tempo , quando giovani e belli il cuore trepidava al suono di parole come “gli uomini son tutti uguali”.
Guccini continua “Pensava al magro giorno della sua gente attorno, pensava a un treno pieno di signori”
Allora si che le lotte di classe erano cruente, il treno dei signori doveva essere distrutto con tutti, era una lotta per la sopravvivenza dove i sacrifici erano inevitabili per costruire un mondo migliore senza ingiustizie.
“E un giorno come gli altri ma forse con più rabbia in corpo pensò che aveva il modo di riparare qualche torto”
Ma quanto sarebbe bello salire sul mostro e lanciarlo a bomba per riparare qualche torto, a cominciare dal mio vicino di casa che indossa una felpa di quel razzista di Salvini, e quando lo incontro mi piglia per il culo chiedendomi se il vento ha smesso di soffiare.
Certo che una volta il nemico era concreto, oggi invece contro chi ti puoi lanciare? chi è che sfrutta il popolo proletario? Il governo, le banche o la globalizzazione? Con tutto sto casino è normale che un povero Cristo non ci capisca più una mazza! Una volta le cose erano più semplici, c’erano solo proletari e padroni.
La rabbia è sempre tanta, ma “per la mia rabbia ci vogliono giganti” e una locomotiva contro un treno è troppo poco, e poi i ricchi non viaggiano più in treno, bisognerebbe trovare qualcosa di più rivoluzionario.
Ma cosa c’è rimasto di rivoluzionario? Sono finiti i guerriglieri e anche i grandi uomini politici ….. quelli che abbiamo oggi come estremo gesto rivoluzionario potrebbero arrivare al massimo a fare una puzzetta sull’ascensore.
Sono finiti i bei tempi delle rivolte permanenti, delle piazze gremite, dei cuori palpitanti e delle bandiere sventolanti, quando tu eri fiero di girare con in tasca l’Unità, adesso ci hanno cambiato anche quella.
Però le idee non muoiono mai e noi non ci rassegniamo tanto facilmente, e agli imbecilli che dicono che siamo in via di estinzione noi gli urliamo che il vento soffia ancora !!!
Ma ecco che Guccini ripete per tre volte “trionfi la giustizia proletaria …”
Mi alzo dal divano, lo sguardo fiero con il pugno teso in aria, un brivido mi corre lungo la schiena e mentre sto per gridare a squarciagola “trionfi …” si strappano le cuffie, inciampo nel tappeto e cado giù per terra.
Che dolore!!! Il grido rimane in gola, non riesco a respirare e rimango giù con il braccio teso, schiacciato per terra come una salamella alla festa dell’Unità.
Dopo un po’ riesco a rialzarmi, ho spaccato anche gli occhiali, il braccio fa un male bestia e fa uno scricchiolio sinistro (meno male che qualcosa di sinistro è rimasto ancora).
Speriamo che mia moglie non abbia sentito, se no inizia darmi del pirla, sarà al telefono con Pinuccia, quella scema di una fascista che adorava Silvio e adesso stravede per Renzi.
Quando mi siedo dolorante sul divano Francesco sta cantando “Lo raccolsero che ancora respirava”.
Il nostro eroe viene dirottato su una linea morta e si schianta, la storia racconta che non morì ma rimase sfigurato in viso, ma a noi ci piace tanto ricordarlo giovane e bello. Intanto il treno pieno di signori continua a viaggiare indisturbato con i velluti e gli ori.
Un altro sorso per alleviare il dolore.
Ma forse la Locomotiva ha un finale troppo tragico e non va bene per sfogare questa rabbia immensa.
Forse è meglio l’Avvelenata con “a culo tutto il resto e voglia di bestemmiare”.
Cerco nei vinili ma senza occhiali non vedo una mazza, non lo trovo, ma forse l’avevo prestata al Gigi, quell’ ignorante che ci ha traditi per andare con Grillo.
Ma non ho più voglia di arrabbiarmi, un ultimo sorso di rosso e prendo il primo disco che capita.
La musica inizia “Anche questa sera la luna è sorta ….. si alza un po’ di vento o è l’età mia malata, mi copro col mantello il capo, e più non sento ….. e mi addormento … mi addormento … mi addormento”… ↩ Rispondi